L’antica via Collatina, superstite di un lungo viaggio nel tempo, emerge nell’area verde a due passi dal centro commerciale
Nei pressi del centro commerciale Roma Est, a Nuova Ponte di Nona, all’interno di un parco che è formalmente chiuso, quindi non accessibile né fruibile, emergono due tratti dell’antica via Collatina. Il miracolo di vedere l’antica strada romana coi suoi basolati grigi e integri è accaduto grazie agli scavi del lontano 2008.
È interessante ammirare dei resti così importanti e lontani nel tempo, ma non bisogna stupirsi; il nostro territorio pullula di rovine maestose, troppo spesso trascurate. La via Collatina è un gioiello ignoto. Non bisogna recarsi al centro di Roma per rimanere incantati dall’archeologia, né camminare sulla via Appia antica, dagli antichi chiamata Regina Viarum (la regina delle strade). Ne abbiamo anche noi, seppur sconosciute.
I due tratti dell’antica Collatina che affiorano alla luce, si presume siano il VII e l’VIII miglio, misurato dalla Porta Tiburtina; il loro stato di conservazione è eccellente. Il primo è di una decina di metri, accanto alla rotatoria tra la via Cicali e via Colonnetti; il secondo, più lungo, si trova accanto alla rotatoria all’angolo sudorientale del centro commerciale. Un ulteriore tratto, ben conservato della Collatina si può vedere nel parco “Fabio Montagna”, nella zona La Rustica. È questo a ingresso gratuito e fruibile ai cittadini.
La via Collatina conduceva a Collatia, città colonia di Alba Longa, distante 15 chilometri da Roma. Da qui il nome, secondo l’usanza per cui alcune strade consolari romane prendevano il nome dalla località dove terminavano. La strada passa per il castello di Lunghezza, mentre il suo prolungamento giungeva sino all’antica città di Gabii: pensate che a Tor Bella Monaca sopravvivono resti della via Gabina. Come percorso viario, l’antica via Collatina ebbe il massimo splendore nei primi tempi della Repubblica (VI-I secolo a.C.); quando la città di Collatia decadde, rimase comunque una via di campagna per l’accesso ai terreni vicini.
Sara Fioravanti